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Paolo mure a dritta (a prua Paliani) e Maurizio mure a sinistra (a prua Campati), Andora 2008
Fervono i preparativi per la prossima edizione del Campionato Europeo di vela classe Fireball che si terrà a Roma sul lago di Bracciano dal 21 al 27 luglio. Pochi giorni e sulla banchina dello Yacht Club Bracciano Est che ha organizzato l’evento, i velisti di mezza Europa metteranno a punto le proprie imbarcazioni in vista della lunga settimana di regate. Abbiamo intervistato Maurizio Leone, che insieme al prodiere Luca Campati, si è aggiudicato il 41° Campionato Nazionale di Classe Fireball e Paolo Brescia più volte campione nazionale. Ecco questa “intervista doppia” ai nostri campioni.


Maurizio, Paolo, le vere passioni hanno sempre radici antiche, come e a che età è iniziata la vostra passione per la vela? E il Fireball? Quando e come nasce il vostro interesse per questa classe?

M - La passione è nata da piccolo, passavo ore intere a girovagare sul mio Optimist (piccola barca di iniziazione) e da lì sono passato ad altre classi fino arrivare al Fireball. Il Fireball lo avevo notato in un campionato europeo svoltosi sempre a Bracciano molti anni fa, per la sua linea accattivante e per la estrema libertà di armamento, Ho avuto un lungo intervallo in cui non ho più fatto vela fino a quando un visionario della classe, Micalizzi, Presidente di un Circolo del lago, mi ha messo a disposizione un fireball ed ho vissuto una nuova “giovinezza velica”.

P - Devo ringraziare il nonno materno, Guido Serrutini, starista ai tempi di Straulino. E’ grazie a lui che mio fratello Giovanni ed io ci trovammo prima sull’Optimist, poi in 470. Giovanni era timoniere, io prodiere. Poi durante il liceo mi ero dedicato all’atletica leggera (facevo ostacoli), mentre Giovanni scopriva il Fireball grazie al mitico Ditto Galletti. Così quando all’università mi sono riavvicinato alla vela, forse un po’ per sfida con mio fratello, insieme ad un mio caro amico di infanzia ho preso anch’io un Fireball ed è stato un amore a prima vista: ci divertivamo come pazzi a planare con vento forte, per noi era come andare in windsurf in doppio, con una percezione della velocità amplificata. All’epoca studiavo a Milano e il Fireball rappresentava la libertà. D’estate lo portavamo a Bonifacio per rimbalzare con il Maestrale tra Cavallo e Lavezzi, con i sacchi a pelo nei gavoni per dormire sulle spiagge su cui atterravamo la sera devastati dal sale. Con Ariberto Strobino e Dario Pagliani (i prodieri ndr) questa è ancora la nostra vacanza ideale.

In quali nazioni è maggiormente diffusa questa classe?

M - L’Inghilterra è la patria del fireball dove è nato nel 1962, (quest’anno festeggiamo i suoi 50 anni), come un progetto di autocostruzione estremamente semplice per la sua caratteristica di scafo “spigoloso”. Per far capire che diffusione ha il fireball oltre manica basta dire che in un recente campionato del mondo svoltosi in Inghilterra hanno partecipato 200 imbarcazioni, uno spettacolo!

P - Sicuramente nei paesi anglosassoni, ma anche in Francia, Svizzera, Repubblica Ceca, Usa, Canada.

Il Fireball, come ricordavi nasce quindi in Inghilterra nel lontano 1962. In un mondo come quello della vela che propone continuamente novità ed imbarcazioni sempre più performanti, qual è secondo te Maurizio, la ragione di questo prolungato successo?

M - Ci sono diverse ragioni, le performance di velocità veramente emozionanti, una alta tecnologia nei materiali e di contro ma non in antitesi dalla presenza di barche ”classic” in legno, bellissimi oggetti ancora competitivi. Poi c’è ancora l’auto costruzione, con pochi euro e tanta volontà si possono costruire barche con cui gareggiare alla pari con le barche nuove in kevlar.

P - Il successo del Fireball è dovuto al divertimento assoluto che si prova navigando sul Fireball, al budget contenuto, allo spirito ed il livello della Classe (soprattutto internazionale) e alle performance della barca che dopo cinquant’anni rimangono di tutto rispetto.

E quale potrebbe essere l’evoluzione del Fireball?

M – Penso proprio, mantenere questa doppia anima tecnologica e romantica.

P – A me, ogni tanto piace immaginare il Fireball ancora più leggero, ma poi ci si imbatte nel mito della colomba di Kant che, mentre vola leggera fendendo l'aria di cui sente la resistenza, induce ad immaginare che le riuscirebbe assai meglio volare nello spazio vuoto di aria. Ma se così fosse, ci si accorgerebbe che, malgrado i suoi sforzi, non avanzerebbe giacché non avrebbe, per così dire, nessun appoggio, sul quale sostenersi ed applicare le sue forze. Quindi il Fireball va benissimo così, con le sue caratteristiche come le ha disegnate Peter Milne nel 1962.

Vogliamo spiegare ai meno esperti come è composto l’equipaggio del Fireball e quali sono i ruoli a bordo?

M - C’è un timoniere (chiamiamolo il guidatore) ed un prodiere che si occupa del fiocco dello spinnaker e che si appende al trapezio per tenere dritta la barca. Ogni equipaggio definisce i propri ruoli. Insieme al mio prodiere Luca verifichiamo insieme preventivamente il campo di regata per scambiarci le impressioni poi la tattica in regata la faccio io mentre Luca continua durante tutta la regata a fornire informazioni su vento ed avversari.

P – Io aggiungo che come tutti i doppi, il Fireball richiede un ottimo affiatamento tra timoniere e prodiere. Noi abbiamo lavorato molto su come ottimizzare le manovre, rendendo essenziali gli automatismi. Quello che conta alla fine è concentrarsi sulla regata mantenendo il cervello libero di valutare il campo, intuire il vento, concentrarsi sulla conduzione, prefigurare nuovi schemi con gli avversari, mantenere una visione di insieme.

Guardando da terra un Fireball, gli occupanti appaiono come due puntini in equilibrio precario, appesi a un filo fuoribordo … ma a bordo il discorso cambia sostanzialmente vero?

P - Il massimo godimento per noi è sentire che la barca si muove naturalmente con il suo ritmo tra onde e vento, planando, accelerando, surfando. Non esiste più una barca con due individui sopra che avanza spostando l’acqua. Esiste piuttosto un flusso energetico (pre-esistente) in cui l’abilità risiede nell’opporre il minimo sforzo possibile: bisogna sentirsi “dentro” e non tanto essere all’origine di uno sforzo.

M - Con vento la barca è fisicamente impegnativa. Si raggiungono velocità e si fanno planate al cardiopalma, ma anche con poco vento ci vuole poco per farla partire in planata. Una barca molto tecnica con infinite regolazioni che chiede sempre testa lucida e fisico che risponde.

Quali sono le caratteristiche principali di questa imbarcazione nella navigazione? Quali sono gli aspetti fondamentali su ci si gioca secondo te la vittoria in regata?

M - La barca è molto maneggevole e leggera con bordo molto basso, in pratica si sta molto vicini all’acqua. Questo la rende anche nervosa e veloce. In una regata con molte barche la partenza è il momento più importante per poter pensare di stare avanti, poi bisogna avere velocità ed andare dalla parte giusta, semplice no?

E per te Paolo?

P – Dimenticarsi del mezzo e pensare al gioco!

E qual è il periodo dell'anno migliore per andare a vela con un Fireball?

M - In Italia non abbiamo problemi potendo uscire anche in inverno senza soffrire particolarmente pensate che gli inglesi escono in tutte le situazioni climatiche e di vento.

P - Si, non esiste un periodo migliore: più c’è vento, meglio è.

Parliamo dei vostri programmi 2012. A che punto è il campionato nazionale? Vi state preparando alla sfida degli europei?

P - In realtà quest’anno abbiamo fatto poco perché sto lavorando molto all’estero. Le poche volte che siamo usciti in barca è solo per puro divertimento con Dario il quale peraltro non potrà venire agli Europei. Per fortuna che Ariberto è riuscito a liberarsi. Con Ari c’è un bellissimo rapporto, sicuramente ci divertiremo. M – Io purtroppo forse sarò fuori per le Olimpiadi a Londra (per un’altra federazione del Coni n.d.r) e sto guardando con molta invidia gli oltre 100 concorrenti che si sono iscritti e che si sfideranno a luglio.

Quindi Maurizio forse niente europei per andare alle Olimpiadi, ma sotto altra veste! A proposito di giochi olimpici, è indubbio che le Olimpiadi hanno sempre un notevole impatto mediatico, pensi che la possibilità di seguire le regate in tv possa essere una occasione per avvicinare più persone allo sport della vela?

M - Sicuramente si ma da sempre la vela ha un problema su questo aspetto. E’ difficile seguire una regata perché se non sei addentro non riesci ad interpretare la gara. Per questo la vela sta tentando nuove strade che privilegiano sempre più la velocità e lo spettacolo (vedi la nuova formula di regate della coppa america praticamente dentro le città di Napoli e Venezia) anche se io preferisco la barca classica e la regata tattica.

Ritornando al prossimo Campionato Europeo di luglio, si parla di barche e istintivamente si pensa al mare, quale sarà invece la particolarità di veleggiare sul Lago di Bracciano?

M - Bracciano in luglio quando arriva il vento rimetti l’orologio, è un campo di regata molto tecnico e molto apprezzato, mai scontato.

A questo punto, visto che forse non parteciperai, c’è spazio per un tuo pronostico su questi europei della classe Fireball.

M - Non è difficile pronosticare un inglese ma ho visto bei nomi anche tra svizzeri e cechi, vedremo.

… e gli italiani?

M - Noi siamo ancora un po’ dietro, ma Paolo Brescia che è un bravissimo fireballista la zampata la potrà dare!

Allora Paolo, incassati i complimenti di Maurizio, parliamo di vela e sociale. La passione per la vela è anche un importante momento educativo e di aggregazione sociale che ha permesso a tanti giovani di trovare interessi alternativi in un ambiente sereno e formativo.

P - Lo sport in generale crea il senso della comunità grazie alla condivisione solidale di valori comuni. La vela in particolare ti consente di vivere questi valori coniugando valenze ambientali, paesaggistiche, storiche, culturali, tecniche.. Di più: variando sempre le condizioni meteo-marine, il gioco è sempre diverso, imprevedibile, creativo.

La vela è una disciplina sportiva emozionante, ma praticarla è altrettanto costosa? Maurizio, costa molto veleggiare con i Fireball?

M - La classe italiana fireball mette a disposizione a chi vuol provare una stagione di regate una barca gratis quindi per iniziare costi quasi nulli, Certo se poi si vuole comprare una barca si parte da 2000 euro fino ai 12/13 mila per una bella barca tutta in Kevlar con la migliore attrezzatura e vele.

Grazie Paolo, grazie Maurizio e in bocca al lupo per tutte le vostre sfide sportive!

MP Crepi!

Intervista realizzata dall’Ufficio Stampa Campionato Europeo Fireball 2012, A.M.
 
 
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